21 Gennaio 2021
Siamo alle solite, ancora una volta le Ferrovie dello Stato – la società Trenitalia, dopo aver annunciato, alla fine del 2018, investimenti e assunzioni di personale nonché radicamento sul territorio fiorentino, puntualmente fanno l’esatto opposto.
Ci riferiamo alle comunicazioni fatte nella seconda metà del 2018 alle Segreterie Nazionali dall’allora AD di Trenitalia con le quali si comunicava che l’impianto dell’Osmannoro “manutenzione ciclica delle carrozze media distanza” avrebbe convertito la produzione passando da una fase transitoria, dove le lavorazioni cicliche si sarebbero concentrate sui treni Vivalto della Toscana, per poi passare alla manutenzione dei carrelli e dei componenti dei treni Rock nel 2024. Nel frattempo, nell’officina si sarebbero fatti gli investimenti in nuova tecnologia necessari per i nuovi treni, circa 15 milioni di euro. In quel periodo vennero fatte anche alcune interpellanze, sia alla giunta della Regione Toscana sia al Governo Nazionale e, anche in queste le Ferrovie, confermavano tale indirizzo e indicazione. Per essere precisi il 20 settembre 2018, a seguito delle nostre denunce a mezzo stampa, il Sottosegretario ai Trasporti ed infrastrutture insieme ad altri parlamentari ha visitato l’Officina dell’Osmannoro ed in quell’occasione i massimi Responsabili di Trenitalia confermarono che l’officina non avrebbe perso occupazione, ma anzi, nella fase transitoria avrebbe fatto i treni Vivalto della Toscana, dopodiché si sarebbe passati alla manutenzione dei treni Rock (carrelli e componenti).
A distanza di circa 2 anni invece l’indirizzo perseguito è assolutamente il contrario: niente investimenti, niente prospettive di futuro, niente salvaguardia dell’occupazione. Sfruttando la situazione che si è creata all’inizio del 2020 (pandemia da covid-19), dove giustamente l’attenzione di tutta l’Italia e del mondo si è spostata sulla salute dei cittadini, i massimi dirigenti di Trenitalia hanno accelerato le procedure di dismissione, lasciando l’Officina di Osmannoro manutenzione ciclica in assoluto degrado, sia per quanto riguarda il sito/struttura sia per la tecnologia utilizzata. Regna l’assoluta disorganizzazione dove il capo impianto non partecipa e non vigila sui processi produttivi, né cerca altro lavoro, né richiede gli investimenti previsti. Attualmente si lavora esclusivamente sulle 600 carrozze media distanza rimaste, consapevoli che a metà 2021 non vi è più niente da fare. A conferma di tutto ciò si denuncia che, mentre nel 2018 si contavano circa 220 addetti, oggi sono circa 156, con una diminuzione in tre anni del -30%, mentre i lavoratori delle ditte esterne che nel 2017 erano circa 50 oggi sono completamente raddoppiati. Strategia che porta a chiudere queste lavorazioni in Toscana presupponendo che i lavoratori rimasti verranno trasferiti in altre officine della manutenzione corrente della Toscana senza un progetto e senza prospettive di futuro. Insomma, si respira una situazione di abbandono e, a dimostrazione di ciò, molti lavoratori hanno fatto domanda di trasferimento e, cosa grave, altrettanti che sono stati proposti per un passaggio/aumento di carriera hanno rifiutato proprio perché non c’è nessuna guida né certezza del lavoro che si andrà a fare.
L’obiettivo del massimo gruppo dirigente FS è quello di far fare tutte le lavorazioni a ditte private, mettendo a repentaglio non solo l’Officina ma anche la Direzione Tecnica di Firenze da cui dipende la manutenzione ciclica di tutti i treni di Trenitalia. L’intento non dichiarato è quello di puntare a esternalizzare tutta la manutenzione ciclica dei nuovi treni Rock e Pop, lasciando così a secco il lavoro dei ferrovieri.
Progetto di dismissione che mette anche a rischio la chiusura della Direzione Tecnica Nazionale di Viale Lavagnini di Trenitalia attualmente un punto fermo di indirizzo e controllo in generale dei processi manutentivi e un presidio sulla sicurezza. Crediamo che la professionalità e le competenze, che si sono sviluppate nel corso degli anni a Firenze (circa 200 lavoratori fra ingegneri e diplomati) nel campo della manutenzione e dell’ingegneria ferroviaria in materia di materiale rotabile anche nuovo, vadano ancor di più sviluppate, implementate e salvaguardate.
Insomma un disegno scellerato avallato anche dai Dirigenti del nostro territorio che non dicono niente ma supinamente obbediscono agli ordini della Dirigenza Nazionale, senza rendersi conto che la manutenzione, tutta in mano a ditte esterne, creerebbe un vulnus irrimediabile in quanto a quel punto Trenitalia sarebbe in mano alle imprese che detterebbero i tempi e i costi delle riparazioni.
Come sindacato non ci arrendiamo a questi poteri che mirano solo ad interessi particolari e di pochi. Basta con questa politica che privilegia il privato con la scusante che costa meno; ormai il gioco è sotto gli occhi di tutti: il business redditizio si esternalizza e i debiti restano al pubblico. E’ nostra ferma intenzione denunciare tale situazione di disorganizzazione e spreco di risorse rispetto ad un’officina grandi riparazioni, quella di Osmannoro, una delle più nuove in tutta Italia, sia dal punto di vista dei capannoni che della tecnologia, pagata con soldi pubblici e realizzata anche con la lotta dei ferrovieri. In questo contesto chiamiamo la Regione Toscana e tutti i parlamentari del nostro territorio affinché si adoperino per salvaguardare questa specificità/realtà (manutenzione ciclica dei treni) nata e sviluppata a Firenze. Non si può perdere e lasciare circa 200 famiglie, più tutto l’indotto, a piedi e senza prospettive.
21 gennaio 2021